Ciao a tutti, torno a parlare di Gigetta, la mia 500 F ottobulloni preserie del '65. Forse avrete già letto di lei nella mia presentazione, risalente a qualche mese fa.
La mia 500 è stata per quarant'anni nelle mani di una signora di Albisola (SV) che l'ha trattata quasi come un essere umano (e non esagero), dandole un nome, Gigetta, e usandola con un'attenzione mai vista prima per un'automobile. Ha documentato tutta la sua vita annnotando su un quadernino ogni singolo spostamento, rifornimento, intervento di manutenzione e persino quando andava a pagare l'assicurazione. Mandata dalla Fiat alla Varauto di Varazze nel 1965, la "110 F berlina 500" di colore Bianco 233 venne venduta il 28-1-1966 e ritirata il 2-2-1966 con targa SV 66993. La signora, già quarantenne ma neopatentata, aveva bisogno di una piccola utilitaria su cui fare pratica, compito che fu affidato a quella 500 bianca. Quel radioso 2 febbraio in cui lei e il marito andarono a ritirarla alla concessionaria, percorsero la statale Aurelia a 40 all'ora con un sorrisetto che lasciava intravedere un malcelato orgoglio per quella che sembrava essere la conquista dello spazio. Si diressero subito alla selleria dove fecero montare i coprisedili che ha ancora oggi, quindi fecero tappa presso un famoso negozio di dischi per comprare il 45 giri di Caterina Caselli "Nessuno mi può giudicare", vincitore a Sanremo due giorni prima. All'epoca una macchina nuova era ancora considerata un avvenimento importante, e i vicini di casa, cioè una piazza intera, venuti a sapere dell'imminente arrivo della piccola Fiat, aspettavano nascosti dietro alle gelosie socchiuse. E la Nuova 500 arrivò, con gli abbaglianti accesi e suonando il clacson, facendo uscire sui balconi uomini, donne, bambini,anziani, tutti insomma. Tutti corsero a vedere la 500 più nuova del quartiere, appena arrivata dal concessionario. Per l'occasione le pareti del piccolo garage di famiglia vennero rivestite di gommapiuma, in modo da non rigare o ammaccare la "fuoriserie", costruirono una pedana rialzata su cui parcheggiarla e cambiarono addirittura la serratura del portone con una più sicura. La Gigetta, nonostante l'epoca in cui era "nata", trascorse una vita tranquilla. Fuori dal nido ovattato del suo garage, in quel 1966 iniziavano i primi tumulti che sarebbero sfociati nel '68. I capelloni erano perseguitati dai "matusa" che gli spruzzavano l'insetticida in testa, tramite fonovaligie, juke-box e radio si combatteva la dura battaglia tra rockers e mods, i primi di Novembre 1966 l'Arno sommerse Firenze e centinaia di 500, la benzina era arrivata a costare 160 lire al litro, e tra cravatte col nodo stretto, capelli cotonati e bambini con i calzettoni bianchi iniziavano a farsi largo le prime minigonne. Quella 500 bianca che oggi è mia percorreva non più di 700 km all'anno. La signora infatti la usava una volta alla settimana soltanto se non pioveva per andare a Savona a fare compere. Se il tempo era brutto o minacciava pioggia, prendeva l'autobus e lasciava la macchina in garage. Seguiva alla lettera tutte le indicazioni del libretto uso e manutenzione e "Consigli agli utenti Fiat". Appena iniziò a usarla comprò un paio di ballerine apposta per guidare, usate per quarant'anni solo sulla 500. Fino ad oggi non ha mai superato la stratosferica velocità di 70 km/h al tachimetro (quindi 65-66 effettivi).
1966, 1967, 1968... arrivarono gli anni Settanta. Nel 1970 venne presentata la 127, e la signora ricevette molte proposte:"Dai, passa alla 127, è più comoda, più veloce, altro che la 500! E' un altro pianeta!". Ma lei, imperterrita, non si lasciò incantare e tenne ancora con lei la sua adorata Gigetta, che in circa quattro anni aveva percorso appena 2900 chilometri.
Arrivarono gli anni Ottanta, e con essi i primi 14.000 chilometri della Gigetta. Nel frattempo erano state presentate la Panda, la Uno, la Y10, ma la signora aveva deciso fin dal 2 febbraio 1966 che quella 500 sarebbe invecchiata con lei, sarebbe stata una sorta di bastone della vecchiaia. Che in effetti è stato. Gli incentivi alla rottamazione, l'avvento delle auto catalizzate, degli airbag e dell'elettronica onnipresente non sono serviti a far cambiare idea alla signora, che fino al terzo millennio ha continuato a servirsi della 500 bianca per i suoi piccoli spostamenti, sempre gli stessi, precisi identici, da 40 anni. Si può dire che ormai la 500 potesse già andare da sola. Certo, l'agilità con cui la sua signora nel '66 saltava su e partiva aveva perso un po' di smalto, ma nonostante la soglia degli ottanta già superata, ha continuato a guidarla.
Sul far del ventunesimo secolo, un po' per il traffico di Savona in continuo aumento, un po' per l'età, non si sentì più in grado di guidare, le fece fare il tagliando e parcheggiò la sua compagna di viaggi nel garage, alzata sui cavalletti, coperta e chiusa a chiave. Passò il tempo, e suo figlio decise che, piuttosto di lasciarla lì ferma con il rischio che il motore si bloccasse, era meglio venderla. Nel 2006 quando andai a vederla, mi accompagnò al garage la signora, e aprendo il portone mi disse con tono severo, da generale tedesco:"Mi raccomando però, non è un giocattolo.". La 500 partì al primo colpo, e la sua signora, dietro agli occhiali, si lasciò scappare una lacrima. Io, viste le condizioni splendide, le dissi che l'avrei comprata, e lei ci restò a dir poco male. Si mise quasi a piangere, e mi disse:"Tu sei giovane, non so se puoi capire, ma per la Gigetta ho fatto tanti sacrifici, e per me è stata un aiuto importantissimo, senza di lei so solo io quanto avrei tribolato. Ho sempre detto che mi avrebbe acccompagnata fino alla fine, ma purtroppo sono invecchiata più in fretta io, e non me la sento più di guidarla. Te la vendo, ma ti prego, promettimi di portarmela a vedere qualche volta finche ci sarò ancora, o almeno mandami qualche fotografia". E così sto facendo. Ogni tanto le spedisco le fotografie della sua adorata Gigetta, che mi sta regalando tantissime soddisfazioni. Le foto sono anche nella vetrina, sotto il 1966 e "Gigetta". Oggi ha 57.000 chilometri, e se ho trovato una 500 in queste condizioni posso solo dire grazie alla sua signora, che l'ha tenuta come si conviene a una macchina, ma non una macchina qualsiasi, la "piccola grande auto".
Resistere alla tentazione dell'ultimo modello serve a qualcosa...
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Federico_500_F_1966