Considerato il silenzio che segue alla tua domanda, mi permetto di dare una interpretazione storica all'evento: Fu una specie di escamotage commerciale utilizzato da Ford. La trattativa di cessione della Ferrari alla Ford, riguardava la sola produzione GT, mentre il reparto F1 rimaneva a Ferrari. Tutto saltň quando Ford non diede assicurazione a Ferrari di dare continuitŕ a fornire sostegno finanziario alla F1 da parte del settore GT , cosa che Ferrari ha sempre fatto e sfruttato. In realtŕ Ford voleva aggiudicarsi una grossa fetta dell'area commerciale delle auto GT allora prodotte da piů case automobilistiche in Europa. Ma questo emerse molto piů tardi, in conseguenza della mancata vendita dell'ALFA ROMEO e della LANCIA allo stesso Ford. E fu allora che Ford esclamň La frase: "Se non li puoi comprare li devi battere". Comprň allora l'intero pacchetto della Lola MK 6 GT dell'inglese Broadley (fondatore nel 58 della LOLA),appena entrata in F1,e che partecipŕň alla 24 di Le Mans del 63 e la trasformň col nome di FOrd GT 40, e la fece partecipae alla 24 ore di Lemans. A Ferrari non ha mai interessati piů di tanto la categoria GT che gli serviva come supporto per la F1 suo grande ed unico amore.Infatti anche l'accordo con Fiat lascň Ferrari come unico ad avere potere decisionale sulla F1. Ecco il motivo della nascita mdella Ford GT40 che guidň anche mio cugino Mario Casoni con ottimi risultati. Non č saccenza la mia ma passione , e dato che io c'ero in quegli anni sono cose che ho potuto vivere e a cui ho assistito come appassionato. Riporto la partecipazione di Mario a LeMans nel 67 con la Ford GT 40
"se conosci come č fatto un organo meccanico, la cura nell'usarlo,rappresenta di per se una gran quota della sua manutenzone"
Ti ringrazio del commento. Le conoscenze da me fatte nella vita dedicata ai motori, sono frutto della mia fortunata nascita in quella che č definita come "terra dei motori" che č la provincia di Modena. Mio padre, grande appassionato, ebbe esperienza di pilota alla 1000miglia del '48 con una topolino Siata della scuderia S.Giorgio di Ferrara, e suo fratello Enea, padre di Mario, partecipň alla mille miglia del 50 con una 1900 Alfa super preparata dall'allora esordiente Conrero. Questa passione io l'ho sempre coltivata , favorito anche dalle numerose conoscenze fatte nell'ambiente dell'agonismo motoristico. Mi sono diplomato nel 1961 all'istituto tecnico F.Corni di Modena e mio compagno di studi fu un tal Claudio Scaglietti, figlio maggiore del grande Sergio carrozziere della Ferrari. Spesso invitava i piů appassionati di noi compagni, a fare la merenda nella vecchia officina del padre che ci ospitava assai volentieri vedendo l'interesse dimostrato. Ci lasciava sedere all'interno celle carrozzerie in allestimento , mentre i battilamiera riproducevano i vari pezzi delle potenti vetture. Si puň facilmente immaginare come un ragazzino di 15-16 anni seduto in quel modo, potesse esprimere meraviglia e attenzione. Poi , dato che a quei tempi (sin era all'inizio degli anni 50), Enzo Ferrari non disponeva ancora di una pista dove scatenare e provare le sue prime vetture di F1,(il campionato mondiale ebbe inizio nel 1954), il comune di Modena gli concedette l'uso del vecchio aerautodromo che , situato sulla via Emilia, distava poche centinaia di metri dal nostro istituto tecnico. Dato che allora si andava a scuola anche tutti i pomeriggi fino alle 17, diventava una vera tortura dover ascoltare i 12 cilindri che urlavano sulla pista vicina, e al suono della campana di fine lezioni, i piů appassionati si lanciavano di corsa lungo la via Emilia, per arrivare al muro di cinta che racchiudeva l'autodromo , scalarlo e sedervici sopra per assistere ad uno spettacolo che solo chi vi ha partecipato lo puň valutare. Quei bolidi rossi, allora ancora ignoti ai piů, che sfrecciavano a pochi metri da noi emettendo il loro classico e melodioso suono, era impagabile, e durava fino a che la luce consentiva loro di girare. E noi ragazzini facevamo i nostri acerbi commenti meccanici sulle vetture, mentre cercavamo di riconoscere i piloti o i collaudatori che si alternavano alla guida. Una volta, in occasione di una quelle veloci visite, dovetti assistere al primo incidente su quella pista: il 14 marzo del 1957. Alla guida della potente Ferrari MM 12 cilindri, vi era l suo proprietario Eugenio Castellotti; alla fine del rettilineo opposto alle piccole tribune, allora destinate alla stampa, proprio venendo verso di noi, la vettura ebbe uno scarto , una sbandata, all'inserimento della curva che portava al tratto di pista parallelo alla via Emilia. Si udě uno schianto terribile dopo il frastuono degli pneumatici che cercavano di aggrapparsi , ma fu inutile e la vettura, sbandando , si schiantň contro la tribunetta dei giornalisti salendovi sopra. Il pilota fu scagliato fuori e si fratturň il cranio con l'impatto sul terreno. Scendemmo di corsa dal muretto atterriti dall'incidente e, alquanto impauriti cercammo di raccoglere notizie sulle cause. La veritŕ non si seppe mai ma solo congetture. Chiedo infinitamente scusa per L'OT, ma quando comincio a ricordare mi dilungo a mia insaputa.
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Si era all'inizio degli anni 1950- Ricordo che erto a casa da scuola per via di una influenza. Ad un tratto sentii il rombo di un motore che doveva avere lo scarico molto aperto. Mi precipitai alla finestra della camera che dava sulla strada e vidi un'Alfa 1900 super nera fermarsi proprio li davanti; ne scese mio cugino Mario, che visto mi alla finestra, mi fece cenno di scendere subito. Mi infilai il cappotto ed in men che non si dica ero al suo fianco mentre dava gas e il motore arrabbiato, mordeva la strada. Finale Emilia č contornato da lunghi rettilinei che portano a Modena. Li percorremmo diverse volte a quasi 200 all'ora, poi mi fece scendere davanti a casa e mi salutň , io lo ringraziai e penso che sia stata una delle poche occasioni avute di salire in auto con mio cugino. Infatti poi le nostre strade ebbero corsie diverse e per diversi anni non ci frequentammo, specie quando , solo 22enne , nel 63 fu costretto a subentrare al papŕ deceduto al volante di una Porsche, in una notte di dicembre 1963 mentre tornava da Firenze. Una lastra di ghiaccio ne causň l'uscita di strada causandone il decesso. E quella fu anche la causa per cui iniziň a gareggiare nelle gare in salita con una Giulietta TI preparata da un amico meccanico.
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adriano.casoni Cinquino da esposizione (Castelfranco Emilia)
Molti forse non sanno che, nel 1955 a Monza morě in un incidente Alberto Ascari al volante di una D50 Lancia di F1. A seguito di questo incidente, con una manovra commerciale che ebbe come principale attore la Fiat, la Lancia regalň tutti gli impianti e le auto del reparto corse alla scuderia Ferrari, che , non avendo una sua pista di prova, utilizzava, insieme alla Maserati, il vecchio aerautodromo di Modena che il comune dava loro in concessione. Posto qui un video che si puň trasferire su youtube , con una vera chicca: Siamo nel 1957 e Manuel Fangio viene chiamato a provare a Modena la Maserati F1 250f in vista della partecipazione al campionato mondiale di F1, quando aveva giŕ firmato il contratto con la Mercedes, ma si riservň una clausola per poter gareggiare dalle prime gare con la Maserati dato che la messa a punto delle "frecce d'argento" teutoniche subě un ritardo. Era la prima volta che Manuel Fangio percorreva il circuito di Modena, e il filmato č una raritŕ proprio per quello. Si nota come l'erba la faccia da padrona ai bordi della pista e l'asfalto non sia proprio come quello moderno, ma quelli erano i tempi ed era ciň che "il convento" passava (manuel fangio onboard)
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Eravamo negli anni 70, io ero anche appassionato di moto e ne possedevo alcune: una malanca 125 E2C sport che allstii per mio figlio maggiore, una bellissima Guzzi Falcone Sport del 51 (cui sdoppiai il freno anteriore perché scarsa di frenata), una grande Guzzi LeMan III DD 850 cc.,ed una BMW R 65, ed alcuni ciclomotori, un Ciao Piaggio, ed un Criket della Testi. Abitando allora a Bologna, ero iscritto al piů vecchio moto club italiano: il motoclub Ruggeri di Bologna. E dato che il nostro presidente era nel contempo Presidente della societŕ SAGIS che gestiva l'autodromo di Imola, ci concedeva di girare in pista a date prefissate, ed organizzava meeting di moto storiche da gara con i relativi piloti dell'epoca. Suddivisi nelle varie categorie, i piloti e le moto giravano in pista senza gareggiare ma dando sfogo alle loro velleitŕ non del tutto sopite. Quell'anno, si era nel 77, io ero destinato all'ingresso della porta carraia, ed iol mio compito era quello di fare entrare i piloti in elenco e controllare che il loro abbigliamento fosse regolamentare: stivaletti, tuta di pelle, guanti e casco regolamentare. Ad un certo punto della manifestazione mi venne ordinato dalla direzione corse , (con la quale ero collegato via radio), che dovevo bloccare l'ingresso delle moto e fare entrare solo Carlo Ubbiali con la 4 cilindri MV. La moto era fornita dalla casa MV direttamente, ed era stata assicurata per l'occasione per 1 miliardo di lire. Ecco perché gli organizzatori volevano che in pista Ubbiali fosse solo. Si udě benissimo l'avvicinarsi del 4 cilindri e, facendo spostare i curiosi, la facemmo entrare dal cancello della pista. Ma il motore improvvisamente si ammutolě. Subito io ed un collega ci appoggiammo al posteriore della sella spingendola, e fattipochi passi, Ubbiali fece un piccolo salto su di essa e la moto ripartě. Io non so se vi sia mai capitato di spingere un 4 cilindri con i quattro tromboncini delllo scarico completamente aperti, ma vi assicuro che l'esperienza fu drammatica: per un'ora circa non udii piů nulla e dovetti essere sostituito nella mansione, ma comunque fu davvero impagabile. Vi posto alcune foto relative:
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L'anno 2012, fu l'anno in cui feci conoscenza con un personaggio di tutto rilievo della mia terra: il sig. Mario Righini. La cittadina dove ora sono residente, Castelfranco Emilia, rivendica i natali del famoso Tortellino emiliano; infatti la leggenda narra che una bellissima dama, in viaggio col suo calesse, si sia fermata a pernottare in una locanda(che ancora esiste in loco)dove all'epoca si cambiavano i cavalli ed i viaggiatori potevano disporre di alloggio per la notte. La bella viaggiatrice chiese all'oste una camera ed un bacile per poter fare un bagno caldo. Immediatamente fu apparecchiato l'impianto richiesto, e la dama si ritirň nella sua camera per usufruire del caldo ristoro. Ma l'oste , che era assai curioso e biricchino e sapeva anche apprezzare le bellezze...... della natura, volle approfondire ulteriormente la conoscenza della giovane ospite, e salito al piano della camera, appoggiň il viso alla porta e ne osservň le belle forme attraverso il foro della serratura. E fu talmente colpito dalla bellezza dell'ombelico della sua ospite che corse in cucina, ed impastando farina uova ed acqua, ne fece il calco con le sapienti mani, e fu cosě che nacque il famoso tortellino. Ogni anno, a Castelfranco, ai primi di settembre, si festeggia appunto il tortellino e dato che siamo in terra di motori, viene anche organizzata una grande parata di tutte le vetture piů, veloci, costose e di lusso prodotte nel vicinato: Ferrari, Maserati, Pagani, Lamborghini sono qui di casa, e per non fare figli e figliastri gli organizzatori riservano un grosso spazio anche alle moto d'epoca , visto che amche la moto Ducati fa paerte del contorno.Insomma in settembre a Castelfranco Emilia c'č da maniare e da nutrire gli occhi con i piů bei veicolia motore prodotti nel territorio. Ma non basta: a pochi chilometri da Castelfranco , vi č un piccolissimo paesino di nome Panzano che ospita la ex residenza feudale di una delle piů famose e potenti famiglie bilognesi i Malvasia: risalente infatti al 1500 circa, vi si triova un intero borgo medioevale ben conservato, che ospita nelle sue ampie e numerose stanze, quello che senza dubbio č la piů importante e numerosa collezione di veicoli a motore d'Italia. Esso č anche abitato dalla famiglia del suo attuale proprietario che vanta l'orgoglio di tale raccolta di pezzi unici e rari: il sig. Righini Mario. Il sig Righini che mi fu presentato, o meglio , cui io fui prtesentato, fu il tale che nel 1953 acquistň da mio zio Enea la famosa 1900 Alfa Super Conrero , con la quale partecipň alla mille miglia alcuni anni prima. Infatti il suo interese, per me aumentň appena udito il mio cognome : Casoni. Egli mi narrň della trattativa per l'acquisto della vettura, e dandomi il suo numero di cellulare, mi invitň a visitare la sua enorme collezione, costituta da un gran numero di vetture e moto di tutti i tempi. Possiede anche l'unica vettura chiamata Auto Avio Costruzioni con la sigla 815 che indica con l'8 il numero dei cilindri e col 15 la cilindrata di 1500cc. Infatti nel 39 Ferrari era direttore della squadra corse dell'Alfa Romeo( so mai dimenticato amore), e a seguito di dissapori con il progettista Jano, si dimise per iniziare lsua meravigliosa carriera di costruttore di vetture. Facendo onore all'impegno di una specie di patto di non concorrenza stipulato con l'Alfa, non potč dare il proprio nome, per un certo periodo, alle vetture che costruiva. Di quelle due prime vetture ne fabbricň due, una andň subito distrutta in un incendio e l'altra č ora nelle mani del sig .Righini, cui il Drake piů volte ne chiese l'acquisto , ma il collezionista non ha mai ceduto , e non cedette nemmeno ad uno sceicco arabo che gli mise in mano un assegno in bianco dicendogli di mettere la cifra desiderata. Questo sig. Righini č anche un ospite meraviglioso ed assai munifico con la popolazione del luogo: ogni anno in uno degli ampi cortili del borgo, organizza cioncerti di musica lirica chiamando artisti noti ed esordienti ed aprendo le porte a chi vuole godere dell'evento in modo del tutto gratuito. L'anno scorso un mio amico romano, ufficiale dell'aeronautica, responsabile della manutenzione di tutti gli impianti radar militari sul territorio italiano, mi chiese di intercedere verso il sig.Righini, poichč doveva condurre alcuni amici che desuderavano vedere l'intera collezione di veicoli. Composi il numero del cellulare a suo tempo i datomi, e il sig. Mario fu gentilissimo , fissando l'appuntamento per un sabato mattina e mettendomi a disposizione il personale idoneo per "l'accompagnamento commentato", e l'ampia cucina medioevale dove, a fine visita, fu allestita una merenda emiliana a base di affettati, gnocco modenese e lambrusco. Ragazzi dovete venire a Castelfranco se volete mangiare bene e rifarvi gli occhi e le.....orecchie. Dalla mia abitazione si sentono spesso i rumori delle Lamborghini che "provano" sulle strade che portano a S.Agata dove č situata la fabbrica a circa 6 km di distanza ed altre vetture come la Pagani che ha sede addirittura nella zona industriale di Castelfranco. Inserisco alcune foto di vetture( la prima di Ferrari) ,e altri ....gioielli, il monumento alla leggenda del tortellino, alcuni tortellini di casa ....Casoni, e il portale di ingresso del castello di Panzano.
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Salve a tutti. Davvero cose che non avrei mai potuto immaginare,grazie. Per tornare al solo racconto della Ford avrei detto che forse c'erano state delle analogie con la storia di Lamborghini. Perň adesso mi rendo conto che le storie a volte possono sembrare uguali ma che poi la realtŕ sia molto diversa. Credo che sia stata anche riproposta una replica qualche anno fa... All'epoca compravo ancora qualche rivista ma sinceramente non ricordo praticamente nulla,parliami di una decina di anni fa o forse piů. Un saluto.
adriano.casoni Cinquino da esposizione (Castelfranco Emilia)
Si era in una domenica del 1975/76, ed ero andato al circuito di Imola con mia moglie, dato che mio cugino Mario partecipava ad una gara con una Ford GT40 per testarla, dato che la avrebbe poi usata a Brands Hatch in coppia con De Adamich. A quel tempo l'autodromo di Imola era alquanto "libero" da tribune e transenne, e in numerosi punti l'enorme prato del "Parco delle Acque Minerali" che lo conteneva (cosě si chiamava il circuito prima che fosse intitolato al figlio di Ferrari Alfredo (chiamato poi Dino) che morě di distrofia nel 1956 a soli 24 anni, avendo giŕ dato prova delle sue qualitŕ di ingegnere meccanico . Pochi sanno infatti che fu il progettista del motore V6 Di 1986 cc. per la formula2, e che oltre alla meccanica aveva la passione per la politica simpatizzando per l'MSI , ma al quale mai si iscrisse poichč si rendeva conto del danno che avrebbe recato alla nascente industria paterna; ma pretese che lo inumassero indossando la camicia nera. Ma torniamo al mio ricordo di Imola: mia moglied io ci sedemmo sul prato, a pochi metri dalla pista, appena terminata la curva della Tosa. Il prato saliva abbastanza velocemente insiema alla pista stessa, e consentiva la ottima visione, di un grande tratto del circuito dalla curva del Tamburello a tutta la salita verso la Piratella. La gara prese l'avvio e subito individuai la Gt40 di Mario di colore bianco e azzurro con il n°9. Stava procedendo in 6^posizione , quando lo vidi arrivare alla Tosa calando fortemente di velocitŕ tanto che si venne a fermare proprio sotto al punto dove ero seduto io, ed il motore si era ammutolito. Mi alzai di scatto senza nemmeno pensarci e con pochi balzi (allora avevo 35 anni ed ero molti kg di meno!) ero sulla pista accanto all'auto. Mario era subito sceso ed aveva cominciato ad armeggiare con le chiusure laterali dell'ampio cofano motore; gli diedi una mano a sollevarlo mentre mi chiedeva come mai ero lě ed una grossa quantitŕ di vapori e di calore ci investě impedendoci una visione dettagliata del motore, e intanto io gli chiedevo qualche sintomo dell'accaduto, mi rispose che di colpo il motore si era spento. Fresco di studi e di un pň di esperienza motociclistica, pensai subito ad un repentina mancanza di accensione. e appena si diradň la ...."nebbia" intravidi un cavetto che penzolava, spezzato, vicino alla grossa bobina. Istintivamente pensai al cavetto che in un normale 4 tempi collegava la bobina allo spinterogeno , e visto il capocorda solo ed ancora stretto sotto al dado della bobina, estrassi il tagliaunghie di tasca, afferrai il cavetto, lo spellai e lo avvolsi stetto attorno al capocorda. Mario salě in vettura dopo aver chiuso il cofano, e dopo alcuni tentativi a vuoto il motore riprese a rombare furioso, mi salutň con il braccio fuori dal piccolo finestrino laterale e continuň il test della sua GT. E fu cosě che alquanto improvvisamente e senza preparaziona alcuna fui in grado di rimettere in moto un motore di tale portata, e pensadoci poi bene il piů sorpreso fui proprio io. Poi Mario ed io non ci frequentammo piů per molto tempo dato che per lui cominciň una stagione di gare all'estero sui piů grandi circuiti del mondo delle corse e dove rimediň grandi successi affermandosi come pilota-gentlemen privato al volante di una grande varietŕ di vetture, e ciň era proprio quello che voleva lui: gareggiare con ogni tipo di vettura e sui circuiti maggiori sfidando se stesso. L'unica eccezione erano le gare che ancora faceva in Italia con la Maserati 2000, il cui proprietario e pilota era suo cugino Edoardo (Dino) Govoni anche lui salito agli altari per via delle gare su strada. Spiego che "Dino",che ovviamente conosco molto bene, era suo cugino in quanto era nipote della mamma di Mario che di cognome faceva Govoni ed era nativa della vicina cittadina di Cento, ma non eravamo parenti lui ed io.
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adriano.casoni Cinquino da esposizione (Castelfranco Emilia)
Questa mi č capitata alcuni anni fa ( e penso siano cose che solo in terra emiliana possano capitare): Era una domenica di agosto, a bordo della mia 500L tornavo con mia moglie da una mangiata di pesce in un locale di Marina di Ravenna del quale eravamo clienti abituali. E' uno di quei locali dove se fai tanto di ordinare una porzione di pesce a testa, te lo devi portare a casa metŕ tanta č la quantitŕ che ti servono. Erano quasi le 16, e stavo percorrendo la via Emilia ormai all'ingresso di Bologna, e mi godevo la fresca aria che la tendina parasole lsciava entrare dal tetto. Arrivai ad un semaforo e mi fermai dato che era rosso. Ad un tratto sentii un rumore particolare e sommesso alla mia sinistra e con la coda dell'occhio notai un maestoso muso di un'auto che mi si affiancava molto lentamente: si trattava di una rossa Ferrari 512 TR ,Testa rossa. Appena ferma il conducente, un anziano ed ovviamente elegante signore, abbassň il finestrino, si chinň sopra l'amico che condivideva l'abitacolo e sporgendosi verso di me, mi disse: " quanto vantaggio vuole?" Io gli risposi che mi dicesse lui quanto dovevo lasciargliene. Ci scambiammo i complimenti per le rispettive vetture, poi , arrivato il verde, alzň unbraccio in segno di daluto, il suo motore parve "arrabbiarsi" e lo vedemmo sparire in fondo al rettilineo mentre io stavo ancora alzando la frizione per partire. Fu una cosa molto simpatica, e apprezzai il signore della Ferrari poichč aveva dimostrato considerazione e simpatia per la mia piccola vetturetta.
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Un pň di biografia.....Si usciva dal periodo bellico, e l'attivitŕ di mio padre socio paritario con i due fratelli nella industria di liquori omonimo, sito a Finale emilia, ebbe una battuta di arresto. In parole povere due fratelli dovettero abbandonare a favore del terzo, dato che l'attivitŕ non consentiva piů di tirare fuori tre retribuzioni necessarie al sostentamento dei tre soci. Rimase quindi titolare unioco il fratello Enea, padre di Mario che intraprese poi l'attivitŕ di pilota. Nel frattempo i due fratelli uscenti continuarono a mantenere le rispettive famiglie con il patrimonio terriero di cui si erano dotati prudentemente dotati. Per vicissitudini particolari, mio padre trasferě residenza della famiglia a S.Remo, dove aveva intanto avviato un commercio con la vicina Francia, di un prodotto tipico, ed allora emergente, proprio delle terre emiliane: il formaggio Parmigiano-Reggiano. Per comoditŕ e necessitŕ aveva messo i tre figli in un collegio-convitto della vicina Imperia, che era gestito da padri Giuseppini, il maggiore ,Giorguio, frequentava l'istituto nautico con l'indirizzo di capitano di macchine, il secondo, Giukliano frequentava l'avviamento commerciale( che allora preparava in tre anni al futuro accesso al diploma di ragioneria. Il piů piccolo, Adriano (che sarei io) ripeteva la seconda media dato che, un pň per le vicissitudini del trasloco ma, e soprattutto , per svogliatezza e,era stato bocciato. Trascorso quasi tutto il primo trimestre con buon esito ( allora l'anno scolastico era suddiviso in tre trimestri) il rewytore del collegio mi fecela proposta di trasaferimenti presso il castello di Barolo, dove i padri Giuseppini gesativano una sezione particolare in cui era possibile recuperare anni scolastici. Io evidentemente avevo nel frattempo subito una certa maturazione dato che aderii con entusiasm, e avuto il consenso dei miei genitori, partii. Terminata la media con l'ottenimento del relativo diploma, e dato che la famiglia ritornň a Finale Emilia, mi iscrissi all'istituto tecnici industriale F.Corni di Modena. Nel 1961 mi diplomai Perito industriale elettromeccanico insieme ad altri 18 compagni.Allora il nostro istituito tecnico , che sorgeva in terra di motori di di grande concentrazione di industrie meccaniche, era assai quotato per il suo grado di preparazione degli studenti, grazie anche ad un corpo insegnante di tutto rispetto( la maggior parte dedegli insegnanti tecnici, svolgheva attivitŕ di consulenza e collaborazione con aziende autonmobilistiche e meccaniche di prestigio del territorio ) e giŕ nella 4^classe si ricevevano a casa le proposte di assunzione. Avendo scelto di entrare a far parte nell'allora nascente E.N.I.(Ente Nazionale Idrocarburi)con sede a Roma. mi iscrissi alla facoltŕ di Economia e Commercio dell'universitŕ di Bologna, per poter essere assunto. Infatti a quell'epoca vi era lo scoglio del servizio militare obbligatorio, e solo la iscrizione alla universitŕ, poteva ritardare il richiamo a tale servizio. Le ditte assuntrici in genere richiedevano un paio di anni di iscrizione agli atenei per acquisire un minimo di esperienza dei neo assunti, dopodichč si poteva espletare il servizio militare e le aziende ti mantenevano il posto( ovviamente senza la relativa retribuzione)e cosě feci io. Intanto che terminavo il sevizio militare come ufficiale di complemento, venni a conoscenza che le maggiori ditte italiane produttrici di birra, assumevano tecnici per collocarli in piccoli stabilimenti di origine famigliare, che avevano acquistato per ampliarsi e per la presenza piů capillare sul territorio. Questo prodotto in quegli anni era in grande sviluppo in Italia, anche per la contemporanea apertura delle numerose pizzerie e pub che prendevano sempre piů piede. Io mi accomiatai dall'E.n.I.,feci domanda alla Birra Peroni e fui assunto dallo stabilimento della Birra Dormisch di Udine. Presi nel frattempo moglie e cominciai la mia vita lavorativa vera e propria, che mi fece poi arrivare nel 1997 alla pensione, dopo 36 anni di contribuzioni varie. Fu nel 2010 che mi avvicinai al meraviglioso mondo del computer, conosciuto solo molto marginalmente e dall'esterno. E fu proprio grazie ad esso e ad internet che rintracciai tutti i miei ex compagni di scuola (solo 16 poichč due non ce l'avevano fatta ed erano deceduti porematuramente). Via internet ci contattammo tutti e, deciso il luogo e la data di ritrovo( costutuito da un tipico ristorante in aperta campagna vicino a Nonantola) Ci demmo l'onere di scrivere ognuno il suo curriculum biografico e portarlo al"raduno"per poterlo poi stampare e farne un libro contenente cosě la storia di ognuno di noi. E fu cosě che, dato per scontato l'iter lavorativo di alcuni , come ad esempio Claudio Scaglietti che insieme al fratello piů giovane seguě le orme del famoso papŕ, grande amico e carrozziere di Enzo Ferrari, si venne a conoscenza di un fatto che tutti avemmo modo di notare e di puntualizzare: data la vastitŕ delle materie da noi studiate e facenti parte del programma di insegnamento dei veccgi istituti tecnici di un tempo, nessuno di noi svolse una mansione o ebbe un impiego lavorativo non dico uguale, ma nemmeno simile a quello degli altri. Chi si occupň della costruzione della famosa diga di AsSUAN ricevendo attestati di benemerenzadal sovrano dello stato committente; chi in America, partecipň ed ideň la modifica migliorativa dei dispositivi Snorkel presenti sui sommergibili e nei carri armati( anche in questo caso ricevendo targhe commemorative edi ringraziamento dal ministero della difesa americano) e chi, proseguendo gli studi all'universitŕ e conseguendo una laurea, fu per circa 18 anni responsabile della sicurezza delle centrali nucleari francesi. Insomma le nostere storie sono apparse del tutto diseguali come interpretazione dei vari roli lavorativi, e la conclusione dedotta da tutti fu che quelle storie sono state avvantaggiate e del tutto merito dalla vastitŕ di agomenti trattati e imparati a scuola, cosa ora impossibili da ottenere a seguito dei successivi cambiamenti dei programmi scolastici, e direi anche della rigiditŕ dell'insegnamento avuto, no facevamo ogni giorno 8 ore di scuola (5 ore al sabato) e la sera si dovevano preparare convenientemente, e con grande attenzione, le lezioni per il giorno successivo. Se in seconda istituto, terminato il quale venivano scelti i vari indirizzi disponibili,non si aveva la media del 70 su 100, non si accedeva alla classe superire, e l'unico era frequentare poi l'avviamento industriale annesso allo stesso istituto, che escludeva la possibilitŕ del diploma ma rilasciava una certificazione di attitudinalitŕ all'uso di macchine utensili(operaio specializzato). Ora ogni anno ci ritroviamo nel solito posto con le rispettive mogli, che allora per molti erano le fidanzate, e con tanta gioia e nostalgia si rinnovano i ricordi del quinquennio trascorso fra tanti sacrifici e non poche difficoltŕ. Spero di non aver tediato nessuno ma sono cose che fanno vedere sempre piů chi sia Adriano Casoni.
"se conosci come č fatto un organo meccanico, la cura nell'usarlo,rappresenta di per se una gran quota della sua manutenzone"
adriano.casoni Cinquino da esposizione (Castelfranco Emilia)
-------Ho riletto il mio link, ma purtroppo lo avevo giŕ inviato e mi scuso dei numerosi errori di battitura. Lunadix tu mi rispondesti che avevi prdisposto un correttore di testi, dicendo che si poteva intervenire per le opportune correzioni entro il quarto d'ora circa dopo l'invio. Si potrebbe sapere quale č il procedimento relativo ? (Purtroppo tempo fa ho subito il distacco della retina all'occhio sinistro e questo mi causa molti errori di battitura) ti ringrazio e mi scuso della insistenza.
"se conosci come č fatto un organo meccanico, la cura nell'usarlo,rappresenta di per se una gran quota della sua manutenzone"
Ciao,chi non ha mai fatto errori di battitura o scrittura, scagli la prima pietra... E perchč no...con tanti libri pieni di nulla ,che si trovano nelle librerie,potresti sicuramente scrivere un autobiografia....titolo Adriano & C....., una copia la comprerei io,con grande piacere